"Ci sono libri che si posseggono da vent'anni senza leggerli, che si tengono sempre vicini, che uno si porta con sè di città in città, di paese in paese, imballati con cura, anche se abbiamo pochissimo posto, e forse li sfogliamo al momento di toglierli dal baule; tuttavia ci guardiamo bene dal leggerne per intero anche una sola frase. Poi, dopo vent'anni, viene il momento in cui d'improvviso, quasi per una fortissima coercizione, non si può fare a meno di leggere uno di questi libri di un fiato, da capo a fondo: è come una rivelazione."

Elias Canetti

«Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire»

(I. Calvino, Perché leggere i classici, def. 6)


Il critico Lytton Strachey (a destra) prende il tè con Rosamond Lehmann e suo fratello, John Lehman del circolo Bloomsbury : i componenti del celebre circolo letterario inglese che ha contribuito a definire la cultura britannica nel periodo tra le due guerre

mercoledì 14 gennaio 2009

Le braci di Sandor Marai

Trama: Dopo quarantun anni, due uomini, che da giovani sono stati inseparabili, tornano a incontrarsi in un castello ai piedi dei Carpazi. Uno ha passato quei decenni in Estremo Oriente, l'altro non si è mosso dalla sua proprietà. Ma entrambi hanno vissuto in attesa di quel momento. Null'altro contava per loro. Perché? Perché condividono un segreto che possiede una forza singolare: "una forza che brucia il tessuto della vita come una radiazione maligna, ma al tempo stesso dà calore alla vita e la mantiene in tensione". Tutto converge verso un "duello senza spade" ma ben più crudele. Tra loro, nell'ombra il fantasma di una donna. Mentre racconta la vita di questo aristocratico generale, asserragliato nella tana solitaria di un castello ai piedi dei Carpazi, Sandor Marai, compiendo il solito percorso a ritroso nel tempo a lui molto caro, scava dentro il suo animo con spietata precisione, perlustrando vaste zone d’affetti e d’ombre e consegnandoci il ritratto indelebile di una figura emblematica di un’epoca che volge irreversibilmente al tramonto.
Questi consuma la propria esistenza in un clima pietrificato di dolorosa attesa e di desolato rimpianto nella speranza che Konrad, artista parvenu e simbolo di un’emergente borghesia cinica e rancorosa, gli riveli le ragioni ultime di un comportamento che, aprendo uno squarcio nell’apparente tranquillità della sua vita familiare, ha spento la funzione vitale di Kristina ed ha confinato la sua in un’atmosfera di gravosa sospensione. Con l’attenta scrupolosità di un fuochista egli alimenta ostinatamente la vampa del ricordo rinvigorendola ogni giorno con l’aggiunta di nuovi ceppi, affinché si mantenga accesa fino a quando il tempo scoccherà il vano rintocco della verità. La storia si conchiuderà infine là dove era principiata, nello spazio di un equivoco insanato, di un’amicizia incapace di resistere al richiamo dell’artificio e dell’inganno.

Citazione: "L'uomo comprende il mondo un po' alla volta e poi muore".
"Esiste una cosa peggiore della morte e di qualsiasi sofferenza: la perdita della stima in se stessi"

Il Confronto:

"Il titolo è appropriato, è la storia di una passione che si è spenta trasformandosi in braci. In questo libro c'è tutto: l'amicizia, l'amore, il tradimento, la tentazione dell'omicidio, il sospetto, la fuga e l'attesa. Il lungo monologo è veramente toccante, il Generale vuol conoscere la verità ma allo stesso tempo non vuol sapere, dice: "Per te sarebbe un sollievo se mi raccontassi i fatti concreti, ma io non voglio che tu provi questo sollievo....". "Che importanza hanno alla fine della vita la verità e la menzogna?, che importanza ha che io sappia dove, quando e quante volte Krizstine, l'unico grande amore della mia vita, mi abbia tradito con te, il mio unico amico?"."Che cosa abbiamo guadagnato con il nostro orgoglio e la nostra vanità?". Una esistenza consumata nella speranza dell'attesa di Konrad. La storia si conclude laddove era incominciata, nella ricerca di risposte a domande che forse non era neanche giusto porsi. Il tempo è la risposta a molte domande".

"Mi ha lasciato un po' di amaro in bocca, poichè arrivi alla fine e l'unica risposta che interessava al lettore e al protagonista, l'interlocutore si rifiuta di darla. E' scritto molto bene, con suspence. Non ce la fa a stancare anche se in effetti si tratta di un monologo. Si conosce solo il punto di vista del generale, non c'è contradditorio. Konrad è tornato dopo 41 anni ma non si capisce a fare che, dal momento che ascolta soltanto, senza mai intervenire. Non sai che opinione farti nè di lui, nè di Krizstine, ti vien voglia di pensare che, se fosse stato scritto in terza persona, avrebbe soddisfatto le tue curiosità, fatto scaturire dall'animo degli altri due personaggi le contraddizioni, le emozioni, la passione, i sentimenti d'amore e di odio".

"La figura dell'amico (Konrad) è deludente: non dice niente, si rifiuta di rispondere all'unica domanda che il generale gli pone e che ha ossessionato quest'ultimo per tutta la vita. Mi è piaciuto molto quando, durante la scena della caccia, descrive l'attimo che precede il giorno: nella vita di ciascuno di noi si possono verificare momenti di passaggio fra il buio e la luce in cui si intravede qualcosa ma non è del tutto chiara. Il generale si accorge che l'amore per l'amico non era corrisposto, poichè lo ha odiato al punto da desiderare di ucciderlo".

"Il protagonista quando è in Francia con la mamma, si ammala e guarisce solo con il contatto fisico della balia, ha bisogno d'amore. Egli si attacca a Konrad ma il suo è un amore opportunistico. Secondo il generale la cosa più importante della vita è la passione, ma in fondo se la sono giocata tutti e tre, avevano un'occasione d'amore e tutti l'hanno perduta".

"Ha bruciato il diario della moglie perchè aveva paura di conoscere la verità? Perchè la conosceva già? Perchè si era reso conto che ormai non era più importante conoscerla? ".

"Krizstine ha espiato in vita la sua colpa e quindi ne esce dignitosa".


Libri citati: "Quel che resta del giorno" di Ishiguro Kazuo

Il vecchio che leggeva romanzi d'amore di Luis Sepulveda

La Trama: Il vecchio Antonio José Bolivar vive ai margini della foresta amazzonica equadoriana. Vi è approdato dopo molte disavventure che non gli hanno lasciato molto: i suoi tanti anni, la fotografia sbiadita di una donna che fu sua moglie, i ricordi di un'esperienza, finita male, di colono bianco e alcuni romanzi d'amore che legge e rilegge nella solitudine della sua capanna sulla riva del grande fiume. Ma nella sua mente, nel suo corpo e nel suo cuore è custodito un tesoro inesauribile, che gli viene dall'aver vissuto "dentro" la grande foresta, insieme agli indios shuar: una sapienza particolare, un accordo intimo con i ritmi e i segreti della natura che nessuno dei famelici gringos saprà mai capire.


Le Citazioni:
"I coloni rovinavano la foresta costruendo il capolavoro dell'uomo civilizzato: il deserto. "
"Nessuno riesce a legare un tuono, e nessuno riesce ad appropriarsi dei cieli dell'altro nel momento dell'abbandono".

Il Confronto:

"All'inizio mi sono trovata un po' spiazzata poichè dal titolo non avrei mai immaginato l'ambientazione in Amazzonia. E' scritto in modo semplice e diretto. I personaggi, con pochi tratti, son ben delineati. La seconda parte è più avvincente. E' un romanzo scorrevole con una sua morale:
- non sempre i più istruiti sono anche i più intelligenti;
- la natura ha le sue regole che devono essere rispettate, altrimenti si ribella e ce la fa pagare;
- se non sei nato e vissuto a contatto con la natura, hai perso l'atavica sensibilità a capire e assimilare le sue leggi;
- se non sei riuscito ad integrarti nel modo civile nè nella natura, è inutile prendersela per tutte le cose storte che vedi fare dai tuoi simili, tanto vale rifugiarsi nella lettura di libri che ti diano forti emozioni,  parlandoti di struggenti storie d'amore a lieto fine."

"Molto bello. Provo un pò di invidia per l'autore, perchè ha saputo confezionare un romanzo così avvincente con due semplici trovate. Il  romanzo d'amore vero lo si legge nell'episodio finale, in cui il tigrillo femmina costringe Antonio, il nostro vecchio, a seguirla per portarlo dove si trova il suo compagno, il tigrillo maschio, ferito gravemente dai bianchi, affinchè lo uccida, ponendo fine alle sue sofferenze. La natura viene esaltata nella sua bellezza e potenza, ma bisogna rispettarne le regole. Il vecchio lo sa e maledice il gringo che ha dato inizio a questa tragedia. Le ultime pagine sono le più belle: Antonio e il tigrillo femmina si affrontano: l' odio e l'amore, sono presenti in entrambi, ed entrambi lottano con orgoglio. E' nella parte finale che emerge la grandezza del romanzo".

"Ho trovato molto interessante il rapporto fra il mondo civilizzato e quello degli indigeni, già affrontato da molti scrittori e anche visto in numerosi film, in particolare i western, ma qui è stato reso in maniera più originale. Forse anche perchè viene introdotto il tema della lettura.
E' sorprendente come la scoperta di saper leggere abbia avuto un impatto fortissimo nella vita del vecchio. La lettura diventa per lui un conforto, la desidera ed è l'attività che preferisce e che pregusta per gli anni a venire. La scelta di leggere romanzi d'amore è strana ma anche coraggiosa. E' un libro che ti lascia serenità.
"Il suo gusto per i romanzi d'amore forse è scaturito dal fatto che con la moglie, sposata in gioventù e morta prematuramente, non abbia potuto vivere appieno la passione, che è l'ingrediente che cerca nei libri. La lettura diventa un modo per completare la sua troppo breve esperienza d'amore e di viverla ancora ."

"Mi sono reso conto che, quando si parla d'amore, si pensa al sentimento tra uomo e donna, mentre in questo libro l'autore esplora il concetto d'amore nelle sue varie forme: verso la natura, verso il prossimo, verso gli animali. E' scritto molto bene, immediato e semplice, senza costruzioni mentali."

"Libro interessante. Il protagonista Antonio Bolivar è vecchio e legge romanzi che parlano d'amore, racconta la sua vita e ciò che più gli sta a cuore la grande foresta amazzonica.
Ha vissuto parte della sua vita con gli indios e da loro ha imparato a capire le regole della foresta. Quando uno dei gringo viene trovato dilaniato, il vecchio capisce che è stato ucciso da un tigrillo femmina e che è l'inizio di una tragedia umana alla quale sarà difficile mettere la parola fine. La cattiveria, l'odio, l'incoscienza turbano la nostra serenità e la maggior parte di noi è portato a isolarsi come ha fatto il protagonista, consapevole che non c'è soluzione."
"Vi ho ritrovato alcune delle tematiche che abbiamo analizzato fin'ora. La prima è la diversità: il vecchio è stato un disadattato, come i diversi che abbiamo incontrato nelle precedenti letture, fino a quando, trasferitosi nella foresta a contatto con la natura, trova se stesso e la propria dimensione di vita. Il secondo tema è il tradimento, che è emerso nella disputa tra i due amici su cui si basa il libro "Le braci". Nel libro che stiamo commentando il tradimento non avviene, a differenza de "Le braci", nell'amicizia o nell'amore, ma riguarda la violenza che l'uomo fa alla natura".
"E' il sindaco l'incarnazione di questo tradimento, è lui, che dovrebbe essere uomo di legge e di conoscenza, a rappresentare invece l'ignoranza e l'inciviltà. Il vecchio nel villaggio è il più colto perchè possiede il sapere necessario per vivere in quell'ambiente."
"Il sindaco è caratterizzato dalla stessa stupidità con cui vengono dipinti nella letteratura sudamericana i gerarchi dell'America latina, vedi per esempio in "Cent'anni di solitudine" . Il libro di Gabriel Garcia Marquez è molto più fantasioso e per questa ragione mi è piaciuto meno."
"Senza nulla togliere al libro di Sepulveda, esso non è paragonabile alla ricchezza di pensieri, storie e situazioni di "Cent'anni di solitudine", che è decisamente più bello.
Ci sono "libri delle conferme" la cui lettura è comunque piacevole e vi ritrovi i pensieri che ti sono famigliari e i valori in cui già credi. Ce ne sono altri che vivi intensamente, che sono un viaggio emotivo forte. Questi ultimi costituiscono una sorta di esperienza e ti cambiano dentro: averli letti o meno fa la differenza, perchè affrontarli sognifica fare un percorso di crescita. Penso ad esempio, oltre che a "Cent'anni di solitudine", a "Le braci", "Le voci del mondo", a "Un fardello di grazia" a "Gli uccelli".
"Il vecchio che leggeva..." è il libro delle conferme ed è bello per questa levità".

Libri evocati:
Cent'anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez.
Le Braci di Sandor Marai