"Ci sono libri che si posseggono da vent'anni senza leggerli, che si tengono sempre vicini, che uno si porta con sè di città in città, di paese in paese, imballati con cura, anche se abbiamo pochissimo posto, e forse li sfogliamo al momento di toglierli dal baule; tuttavia ci guardiamo bene dal leggerne per intero anche una sola frase. Poi, dopo vent'anni, viene il momento in cui d'improvviso, quasi per una fortissima coercizione, non si può fare a meno di leggere uno di questi libri di un fiato, da capo a fondo: è come una rivelazione."

Elias Canetti

«Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire»

(I. Calvino, Perché leggere i classici, def. 6)


Il critico Lytton Strachey (a destra) prende il tè con Rosamond Lehmann e suo fratello, John Lehman del circolo Bloomsbury : i componenti del celebre circolo letterario inglese che ha contribuito a definire la cultura britannica nel periodo tra le due guerre

martedì 20 dicembre 2011

La metà di niente di Catherine Dunne

martedì 20 dicembre, ore 20,30

La metà di niente
di Catherine Dunne
Guanda


Trama: Una mattina come tante nella cucina in disordine, nell'aria pungente di una Dublino ancora addormentata. Una mattina come altre quella in cui Ben decide di dire addio alla moglie Rose, ai suoi tre figli e a vent'anni di vita assieme. Rose non parla, non reagisce, non sa nemmeno cosa provare. Con questa scena si apre "La metà di niente", il felice romanzo d'esordio di Catherine Dunne, il diario lucido e drammatico di una donna che, di punto in bianco, si trova sola, senza soldi e con una famiglia da mantenere. Come in un album di fotografie, la nuova vita di Rose si alterna a flashback della vita passata, dei suoi sogni giovanili, delle sue illusioni romantiche sul matrimonio. Ma tra lacrime e disperazione, tra rabbia e sensi di colpa, Rose diventa forte.

Citazione: "Ogni giorno ha la sua pena, quanto basta per arrivare a sera"

G.F.: non è un grande romanzo, più che la metà di niente avrei detto il doppio di niente. Il genere non mi interessa.
M.: A me piace la qualità con cui struttura i romanzi. Si tratta del primo libro: poi la scrittura nei succeccivi diventa più matura ed articolata.
Il libro è stato citato da Veronica Lario, nella famosa lettera a Berlusconi, nella quale lei si è paragonata alla protagonista.
C.: Sì, ma nel suo caso alla pena del naufragio di un matrimonio, non si sono aggiunte le preoccupazioni economiche, per la sua sopravvivenza e per quella dei figli. Rose è stata chiamata a reagire subito.
G.: “L’amore o quasi “ è il seguito.
P.: Forse per la scrittrice il marito è l'antagonista del romanzo.
F. : Forse bisognerebbe sapere di più.
C.: Si prova piacere ad apprendere che al marito, a partire dalla relazione con l'amante, gli vanno tutte storte. Non è un gran persona. Neppure come padre.
G.: E' la visione di una donna combattiva che ha un tratto maschile molto forte. E' la storia di un cambiamento interiore che ho visto in moltissime donne. Donne che hanno fatto fatica e hanno trovato un sacco di risorse. Quello che cambia le persone è la capacità di scegliere. Nel matrimonio c’è stata accettazione e poca possibilità di scegliere. La scelta consapevole avviene quando più che la fine di una relazione vi è la fine di una condizione, di una sudditanza.
F.: Per il cambiamento ci deve essere un motivo scatenante. Non siamo facili ai cambiamenti.
G.: Nei momenti di crisi fai un salto in avanti.
C.: E' nel dolore che si cresce, ahimè.
E. : Ha toccato vari punti ma non è andata oltre. Ho preferito “ Se stasera siamo qui” mi ha dato la sensazione che le donne si conoscono poco. Le donne mi sembrano sempre non complete, scivolano sempre sulla strada dell’altra. Donne che non si conoscono, che si ritrovano sempre a chiedere a qualcuno dove sono. Forse dovremmo essere educate a conoscerci di più e a fare delle scelte per noi.
C.: Mi ha ricordato "Una donna spezzata" della Simone de Beauvoir. La lettura di quel libro mi aveva messo una grande angoscia, che qui non ho provato. Le protagoniste sono caratterialmente diverse. Rose sa riscattarsi dalla perdita del marito e non si lascia sopraffare dal dolore e dalla delusione, che pur c'è.
P.: Ricorda vagamente le scrittrici Sud-Americane: Isabel Allende per esempio.