"Ci sono libri che si posseggono da vent'anni senza leggerli, che si tengono sempre vicini, che uno si porta con sè di città in città, di paese in paese, imballati con cura, anche se abbiamo pochissimo posto, e forse li sfogliamo al momento di toglierli dal baule; tuttavia ci guardiamo bene dal leggerne per intero anche una sola frase. Poi, dopo vent'anni, viene il momento in cui d'improvviso, quasi per una fortissima coercizione, non si può fare a meno di leggere uno di questi libri di un fiato, da capo a fondo: è come una rivelazione."

Elias Canetti

«Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire»

(I. Calvino, Perché leggere i classici, def. 6)


Il critico Lytton Strachey (a destra) prende il tè con Rosamond Lehmann e suo fratello, John Lehman del circolo Bloomsbury : i componenti del celebre circolo letterario inglese che ha contribuito a definire la cultura britannica nel periodo tra le due guerre

martedì 5 giugno 2012

Furore di John Steinbeck


 Trama: Pubblicato nel 1939, Furore è subito divenuto il romanzo simbolo della Grande Depressione americana. Nell’odissea della famiglia Joad, in penosa marcia, come migliaia e migliaia di americani, è ripercorsa la storia delle grandi, disperate migrazioni interne, lungo la Highway 66, verso lo sfruttamento, la miseria, la fame: un quadro potente e amaro di una dura Terra promessa dove la manodopera era sfruttata e mal pagata, dove ciascuno portava con sé la propria miseria “come un marchio d’infamia".

La citazione: Dove c’è lavoro per uno, accorrono in cento. Se quell’uno guadagna trenta cents, io mi contento di venticinque.Se quello ne prende venticinque, io lo faccio per venti.No, prendete me, io ho fame, posso farlo per quindici.Io ho bambini, ho bambini che han fame! Io lavoro per niente; per il solo mantenimento. Li vedeste i miei bambini! Pustole in tutto il corpo, deboli che non stanno in piedi. Mi lasciate portar via un po’ di frutta, di quella a terra, abbattuta dal vento, e mi date un po’ di carne per fare il brodo ai miei bambini, io non chiedo altro.E questo, per taluno, è un bene, perché fa calare le paghe rimanendo invariati i prezzi. I grandi proprietari giubilano, e fanno stampare altre migliaia di prospettini di propaganda per attirare altre ondate di straccioni. E le paghe continuano a calare, e i prezzi restano invariati.Così tra poco riavremo finalmente la schiavitù.


Il confronto

M: Un libro straziante fin dalle pagine di apertura dove viene presentata la miseria dell’Oklahoma, terra significativamente solcata di cicatrici. Tutto ruota intorno al lungo viaggio della famiglia Joad verso la California in cerca di benessere e di serenità. Questo interminabile percorso si rivelerà, però, estremamente angosciante e pieno di difficoltà: la fame, la miseria, l’assenza di soldi e di rifornimenti di benzina, la continua necessità di pezzi di ricambio per il camioncino, sempre malmesso. Ad ogni pagina il lettore si chiede se i miserabili protagonisti riusciranno ad arrivare a destinazione.

La madre è un meraviglioso personaggio, pieno di forza, calma e decisione. Riuscirà a guidare e a sostenere gli uomini che, costretti ad abbandonare la terra, perderanno la propria identità,diventando deboli e insicuri. Come in Canale Mussolin ila figura femminile è di fondamentale importanza.

Non ho percepito il grande furore che preannuncia il titolo del romanzo. Si tratta, infatti, di una famiglia rassegnata e disperata, nessuno prova indignazione e risentimento nemmeno quando Connie abbandona la moglie incinta, Rosa Tea.

La Terra promessa non realizzerà i sogni di questa famiglia, che lentamente si sgretola sotto gli occhi increduli del lettore. Si conservano sempre, però, la bontà, la generosità e l’altruismo, come testimonia l’immagine finale di Rosa Tea che offre il proprio seno a un povero vecchio per sottrarlo da morte certa. Un ultimo gesto tragico, ma madido d’amore.

L: Una lettura piacevole ma angosciante.
La storia è simile a quella della famiglia Peruzzi in Canale Mussolini, costretta a migrare in cerca di condizioni di vita migliori.

La madre è una figura estremamente realistica, un cumolo di forza, di coraggio e di fede nel futuro. Anche Tom, nonostante i quattro anni trascorsi in carcere, conserva la propria bontà e saggezza, rappresentando un vero cardine per la famiglia Joad. Costituisce, infatti, uno degli unici protagonisti maschili positivi e propulsivi.

Fondamentale è anche il predicatore Casy, con il suo difficile rapporto con Dio, che sacrifica la vita per testimoniare le proprie idee e la necessità di una coalizione contro i potenti.

Grande umanità si percepisce nei brevi soggiorni nei campi profughi, soprattutto nella forte unione tra le donne.

Il libro contiene una profonda riflessione sul futuro: soltanto quando l’io diventerà noi si avrà un mondo migliore.

Molti anni ci distanziano dalla Grande Depressione del 1939, ma nonostante ciò molte delle situazioni narrate si conservano anche nei giorni nostri.

M: Pennacchi dichiara di prendere ispirazione per il proprio romanzo da Furore. Entrambi i libri iniziano, infatti, con un viaggio, ma mentre in Canale Mussolini la storia si svolge in un luogo stanziale, in Furore il vero protagonista è il lungo itinerario verso la salvezza.

Molto interessante è la struttura del libro, che alterna capitoli descrittivi, in cui il lettore è immesso nel vivo della realtà storica del tempo, a capitoli narrativi, che determinano il proseguo della vicenda.

Terribilmente angoscianti sono gli incontri dei californiani con i nuovi arrivati, chiamati dispregiativamente Okies, sui quali riversano tutto il loro odio, i loro timori, il loro desiderio di potere. La situazione narrata è affine ai sentimenti di chiusura e di diffidenza verso le nuove popolazioni immigrate in Italia.

G:Il romanzo rispecchia il nostro atteggiamento verso coloro che arrivano in Italia con i barconi. E’ una guerra fra poveri.

C:Gli Italiani hanno esagerato con il tenore di vita, non riescono a rinunciare a qualcosa, ma sono inglobati nella realtà in cui vivono. È necessaria inoltre una maggiore giustizia sociale. In Italia il costo del lavoro è alto e lavorare è scomodo.

P: Mi è piaciuto molto. Il libro è ricco di riferimenti alla letteratura sudamericana, con un vivo interesse per gli strati sociali più deboli e una denuncia contro gli atteggiamenti utilitaristici ed egoistici dell’uomo.Il tragico atto finale si riconducealle parole della madre: ciò che conta è sopravvivere.

MP: Molto importante è l’evoluzione della figura femminile all’interno del romanzo. Nelle pagine di apertura, infatti, la madre rimane appartata dietro la porta di casa, osservando passivamente le reazioni del marito che apprende la necessità di abbandonare la propria terra per l’imminente arrivo della trattrice. La donna, però, acquista maggiore spessore e forza nel progressivo degenerarsi della situazione. Mentre l’uomo si identifica con il possesso di una terra da coltivare, e senza essa perde la propria ragione d’essere, la donna, ma soprattutto la madre, sa vivere nelle situazioni più difficili e sa rincuorare gli afflitti.

La fame e l’estrema povertà annullano l’importanza degli affetti e degli antichi valori: Connie lascia la moglie incinta con estrema semplicità e disinteresse; i nonni vengono seppelliti con crudezza e senza grande spargimento di lacrime; la famiglia progressivamente si sgretola.

Molto toccante è l’immagine conclusiva di Rosa Tea che offre il proprio seno a un uomo morente, un ultimo tragico gesto, che vuole trasmettere speranza per una rinascita futura.

Tom è un personaggio poliedrico e complesso: è il cardine su cui si regge l’intera famiglia ma è anche colui che ha ucciso, e ha scontato la propria pena in carcere. I suoi gesti sono, però, sempre indotti dalla situazione: la prima volta uccide per autodifesa, per poter sopravvivere, mentre la seconda è una comprensiva reazione all’uccisione dell’amico Casy. I suoi atti sono, quindi, comprensibili all’interno di un complesso di cruda bestialità.

M: Il romanzo contiene storie familiari. La famiglia italiana di quel periodo storico (vedi i Peruzzi di Canale Mussolini) era più numerosa e più unita. In Furore, invece, si assiste alla storia di una famiglia americana che progressivamente perde i propri figli.

E: Dal romanzo emerge un forte senso di umanità, di generosità e di altruismo. Costante è, infatti, l’aiuto delle altre famiglie migranti e la condivisione del poco cibo. È presente, però, anche uno scarso rispetto per la vita, come si può notare nell’atteggiamento di Tom, che non disdegna di uccidere e non si pente dei propri atti.

Entrambi i romanzi (Furore e Canale Mussolini) sono riconducibili ai giorni nostri. In particolare Furore all’attuale situazione degli immigrati.

La madre è una figura centrale, coraggiosa e forte: è colei che dà la giusta spinta alla famiglia, creando nuovi stimoli e motivazioni, talvolta con poco tatto e umanità. Tom è il figlio più affine al questo personaggio, benché in molte situazioni reagisce con violenza (per questo paragonabile allo zio Pericle di Canale Mussolini).

A differenza dei Peruzzi che riescono a mantenersi uniti nelle difficoltà, i Joad non realizzeranno i propri sogni in California e assisteranno al lento sgretolarsi della famiglia, dovuto alla fame e alla perdita della speranza.

Ho intravisto la guerra fra poveri, la difesa del proprio territorio, l’attaccamento al possesso.