"Ci sono libri che si posseggono da vent'anni senza leggerli, che si tengono sempre vicini, che uno si porta con sè di città in città, di paese in paese, imballati con cura, anche se abbiamo pochissimo posto, e forse li sfogliamo al momento di toglierli dal baule; tuttavia ci guardiamo bene dal leggerne per intero anche una sola frase. Poi, dopo vent'anni, viene il momento in cui d'improvviso, quasi per una fortissima coercizione, non si può fare a meno di leggere uno di questi libri di un fiato, da capo a fondo: è come una rivelazione."

Elias Canetti

«Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire»

(I. Calvino, Perché leggere i classici, def. 6)


Il critico Lytton Strachey (a destra) prende il tè con Rosamond Lehmann e suo fratello, John Lehman del circolo Bloomsbury : i componenti del celebre circolo letterario inglese che ha contribuito a definire la cultura britannica nel periodo tra le due guerre

mercoledì 16 dicembre 2015

La sovrana lettrice di Alan Bennet

Ci siamo incontrati
Mercoledì 16 dicembre 2015
alle ore 20,30

nella sede della biblioteca
e confrontati sulla lettura de

La sovrana lettrice di Alan Bennett
 Adelphi edizioni

Trama: A una cena ufficiale, circostanza che generalmente non si presta a un disinvolto scambio di idee, la regina d'Inghilterra chiede al presidente francese se ha mai letto Jean Genet. Ora, se il personaggio pubblico noto per avere emesso, nella sua carriera, il minor numero di parole arrischia una domanda del genere, qualcosa deve essere successo. Qualcosa in effetti è successo, qualcosa di semplice, ma dalle conseguenze incalcolabili: per un puro accidente, la sovrana ha scoperto la lettura di quegli oggetti strani che sono i libri, non può più farne a meno e cerca di trasmettere il virus a chiunque incontri sul suo cammino. Con quali effetti sul suo entourage, sui suoi sudditi, sui servizi di security e soprattutto sui suoi lettori lo scoprirà solo chi arriverà all'ultima pagina, anzi all'ultima riga.

mercoledì 25 novembre 2015

Il prete bello di Goffredo Parise

Ci siamo incontrati
Mercoledì 25 novembre 2015
alle ore 20,30

nella sede della biblioteca
e confrontati sulla lettura de

Il prete bello di Goffredo Parise 
varie edizioni



"Nel 1953 Goffredo Parise si trasferisce a Milano, dove ha trovato lavoro presso un grande editore. Ha pubblicato due romanzi che pochi conoscono - "Il ragazzo morto e le comete" e "La grande vacanza" - e ha il vago desiderio di scriverne un terzo che diverta e commuova "tanto da cacciare il freddo e la solitudine": un romanzo "con molti personaggi allegri", ma soprattutto "estivo". Uscito nel maggio del 1954, "Il prete bello" riscuoterà un clamoroso successo. E rileggendolo oggi ci accorgiamo che il suo segreto sta tutto in quella genesi: nella festosa eccentricità dei personaggi che popolano un labirintico e fiabesco caseggiato nella Vicenza del 1940, e di colui che saprà stregarli tutti: don Gastone, il "prete bello". Personaggi quali la ricca signorina Immacolata; le Walenska, madre e figlia, che si scaldano ingrandendo con una enorme lente l'unico raggio di sole che penetra nella loro stanza; il cav. Esposito, che tiene sotto chiave le cinque figlie concupiscenti; Fedora, la cui rigogliosa natura si spande dagli occhi e da tutto il corpo; e la cenciosa banda di ragazzi truffaldini e sentimentali che nei vicoli e sotto i portici cercano ogni giorno di sopravvivere. In tutti loro, nelle vene e nel sangue, l'atletico, elegante, vanesio don Gastone si infiltra come una passione oscura, violenta ma capace di dare improvvisamente vita - e come nel "Ragazzo morto e le comete" ci troviamo di fronte a "una sostanza poetica che ribolle e rifiuta di assestarsi entro schemi definiti"." (Eugenio Montale)

mercoledì 7 ottobre 2015

Il fondamentalista riluttante di Mohsin Hamid

Ci siamo incontrati
Mercoledì 21 ottobre 2015
alle ore 20,30

nella sede della biblioteca
e confrontati sulla lettura di
  
 Il fondamentalista riluttante
di Mohsin Hamid edizioni Einaudi



Trama: Ogni impero ha i suoi giannizzeri, e Changez è un giannizzero dell'Impero Americano. Giovane pakistano, ammesso a Princeton grazie ai suoi eccezionali risultati scolastici, dopo la laurea summa cum laude viene assunto da una prestigiosa società di consulenza newyorkese. Diventa così un brillante analista finanziario, sempre in viaggio ai quattro angoli del mondo per valutare i potenziali di sviluppo delle imprese in crisi. Impegnato a volare in business class tra Manila e il New Jersey, Lahore e Valparaiso, e a frequentare l'alta società di Manhattan al braccio della bella e misteriosa Erica, Changez non si rende conto di far parte delle truppe d'assalto di una vera e propria guerra economica globale, combattuta al servizio di un paese che non è il suo. Finché arriva l'Undici settembre a scuotere le sue certezze. «Vidi crollare prima una e poi l'altra delle torri gemelle del World Trade Center. E allora sorrisi». È questo il primo sintomo di un'inarrestabile trasformazione. Il businessman in carriera, rasato a puntino e impeccabilmente fasciato nell'uniforme scura del manager, comincia a perdere colpi. La produttività cala e la barba cresce, quella barba che agli occhi dei suoi concittadini fa di ogni «arabo» un potenziale terrorista. E mentre gli Stati Uniti invadono l'Afghanistan, il Pakistan e l'India sembrano sull'orlo di una guerra atomica, e New York si lascia andare a un'agghiacciante volontà di potenza tinta di nostalgia, anche la personalità dell'amata Erica rivela lati sempre più patologici. Giunge così per Changez il momento di compiere un passo irreversibile. «Un'America come quella andava fermata...»
Scritto nella forma di un'avvincente conversazione di cui udiamo una sola voce, quella del protagonista, il romanzo racconta con lucidità la trasformazione di un giovane manager, abituato a «concentrarsi sui fondamenti» delle analisi economiche, in un «fondamentalista riluttante». Mohsin Hamid disegna in questo libro una parabola sulle precarietà esistenziali e politiche di un'epoca che ci costringe a rimettere costantemente in discussione ogni certezza.

martedì 29 settembre 2015

La cucina color zafferano di Yasmin Crowther


La cucina color zafferanoCi siamo incontrati
Martedì 29 settembre 2015
alle ore 20,30
nella sede della biblioteca
e  confrontati sulla lettura di
  
 La cucina color zafferano 
di Yasmin Crowther 
edizioni Guanda

Trama (da IBS): In una Londra autunnale, due tragici eventi concatenati imprimono una svolta improvvisa e radicale all'esistenza di Maryam Mazar, iraniana di nascita: la morte della sorella a Teheran e la dolorosa interruzione della gravidanza della figlia Sara aprono uno squarcio nell'apparente tranquillità della sua vita e del suo matrimonio. Rinnegata in gioventù dalla famiglia d'origine per un peccato non commesso, la donna decide di tornare nella terra che è stata costretta ad abbandonare per affrontare i fantasmi del passato e cercare così di ricomporre una trama le cui lacerazioni non possono essere rimarginate dalle premure dell'ignaro marito inglese. Sarà il piccolo paese in cui è cresciuta, incastonato fra i paesaggi montani che Maryam ha conservato, immutati, nella memoria, lo scenario del riavvicinamento alla figlia. Nel tentativo di riannodare i vincoli delle loro vite, di svelare le radici di tanta inquietudine e di riconciliare due culture profondamente diverse, Sara segue la madre in Iran e scopre quale terribile prezzo Maryam ha dovuto pagare per la libertà.





lunedì 8 giugno 2015

Tokyo Love di Silvia Accorrà

I Gruppi di Lettura di Castel Mella, di Ospitaletto e di Torbole Casaglia

nella serata di LUNEDI' 8 GIUGNO alle ore 20,30

si sono uniti per questo evento speciale, aperto anche a chi non fa già parte di un gruppo di lettura.

Durante l'incontro si è discusso, presente l'autrice, sul libro TOKYO LOVE di Silvia Accorrà.

Coordinatore del gruppo: Heiko H. Caimi

  L'incontro si è tenuto presso la Bibliteca Comunale di Torbole Casaglia - Via A. De Gasperi 12

martedì 26 maggio 2015

Il cerchio celtico di Björn Larsson


Ci siamo incontrati

 
Martedì 26 maggio 2015
alle ore 20,30

nella sede della biblioteca
e confrontati sulla lettura di

Il cerchio celtico

di Björn Larsson  

Trama (da IBS): Una storia dei giorni nostri, un thriller marinaro ambientato negli anni Novanta che ci porta al Nord, in epiche traversate di mari in tempesta, dalla Danimarca alla Scozia, tra venti scatenati e onde che si ergono come muri d'acqua, in inseguimenti e fughe a vela, in compagnia di Ulf e Torben e il loro Rustica, sulle tracce di MacDuff e Mary e del misterioso Cerchio Celtico, quell'organizzazione segreta che in Irlanda, Scozia, Paesi Baschi e Bretagna persegue con ogni mezzo il sogno di liberazione del popolo celtico.

martedì 21 aprile 2015

Il porto dei sogni incrociati di Björn Larsson

Ci siamo incontati

Martedì 21 aprile 2015
alle ore 20,30

nella sede della biblioteca
e  confrontati sulla lettura di

Il porto dei sogni incociati

di Björn Larsson 


Trama (da IBS): In una piccola cittadina della Galizia, la giovane Rosa Moreno studia le stelle e sogna di poter vivere una vita reale. In Bretagna, Madame Le Grand raccoglie i racconti di tutti i marinai che fanno scalo nella sua città. Nella verde Irlanda, Peter Sympson, un gioielliere, spera che entri nel suo negozio una donna in grado di riconoscere l'incomparabile bellezza delle due pietre che costituiscono la sua unica ragione di vita. Un ingegnere danese tenta di lasciare una traccia di sé su tutti i computer della terra. Cosa hanno in comune persone tanto distanti? Solo l'intensità dei sogni e il caso che ha voluto mettere sulla loro strada l'inafferrabile capitano Marcel. E lui segnerà una svolta nel loro destino. 

martedì 17 marzo 2015

Un anno sull'Altipiano di Emilio Lussu

Ci siamo incontrati
Martedì 17 marzo 2015
alle ore 20,30
nella sede della biblioteca
e confrontati sulla lettura di
Un anno sull'altipiano

di Emilio Lussu
Trama (daI BS): Scritto nel 1936, apparso per la prima volta in Francia nel '38 e poi da Einaudi nel 1945, questo libro è ancora oggi una delle maggiori opere che la nostra letteratura possegga sulla Grande Guerra. L'Altipiano è quello di Asiago, l'anno dal giugno 1916 al luglio 1917. Un anno di continui assalti a trincee inespugnabili, di battaglie assurde volute da comandanti imbevuti di retorica patriottica e di vanità, di episodi spesso tragici e talvolta grotteschi, attraverso i quali la guerra viene rivelata nella sua dura realtà di "ozio e sangue", di "fango e cognac". Con uno stile asciutto e a tratti ironico Lussu mette in scena una spietata requisitoria contro l'orrore della guerra senza toni polemici, descrivendo con forza e autenticità i sentimenti dei soldati, i loro drammi, gli errori e le disumanità che avrebbero portato alla disfatta di Caporetto.

martedì 10 febbraio 2015

L'impazienza del cuore di Stefan Zweig

Trama (da IBS): Alla vigilia della Grande guerra, Anton Hofmiller, ufficiale dell'esercito austro-ungarico, conosce Edith, figlia di un ricco aristocratico ungherese. La ragazza, affetta da paralisi, provoca in Anton un ambiguo senso di pietà che lo spinge a farle visita quasi tutti i giorni. Scambiando questo sentimento per amore, Edith, aiutata dal potere persuasivo del padre, convince Anton a chiederla in sposa. Pentito, ma schiacciato dal senso di colpa, il protagonista scivola in comportamenti sempre più incoerenti, mentre sul loro destino si profila l'ombra della tragedia. Stefan Zweig compose questo suo primo romanzo tra il 1936 e il 1938, anni cruciali di cui la storia fatale e drammatica tra Anton e Edith rispecchia, come in una profezia, il tumultuoso e inarrestabile crescendo europeo, la rovina dell'intelligenza e dei sentimenti che in poco tempo avrebbe travolto l'intero continente. 


Il confronto:



E. : Non mi è piaciuto, ma non sono riuscita a finire di leggerlo, anche per mancanza di tempo.
O. : Mi mancano ancora un centinaio di pagine. Peccato che in copertina ci sia già scritto il finale.
M. : E' un libro molto triste, anche per l'argomento che tratta: la compassione. Non è facile approcciarsi ad un tema del genere. Tutto nasce da un equivoco. Le persone frequentavano feste in una storica dimora perchè invitate dal proprietario, un ricco faccendiere che desiderava distrarre Edith, la povera figlia paralitica. Il sottotenente Anton Hofmiller è un ingenuo, che diventa assiduo frequentatore della casa dei Kekesfalva : non capisce che la ragazza si sta innamorando di lui (è l'unico a non capire). Si rivolge al medico di Edith per un consiglio e questi, che a sua volta ha sacrificato la sua vita sposando una sua paziente cieca, chiede a questo ragazzo di farsi carico di Edith. Per Anton questa richiesta è un pò troppo onerosa:  non ama Edith e non vorrebbe assumersi il peso di tale situazione. Mi ha colpito il fatto che ci sono due vite rovinate: la ragazza che si è uccisa ed il tenente, vittima lui stesso, poichè ha vissuto il resto dei suoi giorni con il rimorso.
“Nessuna colpa è dimenticata finchè sopravvive alla coscienza”.
L.: Secondo me Anton si è comportato bene. Si è solo lasciato prendere la mano dalla compassione. In battaglia ha cercato la punizione. Ci sono delle pagine bellissime sul rapporto fra uomo e donna e le dinamiche dei  sentimenti. Quando una donna si sottrae a una passione indesiderata, ubbidisce in fondo ad una legge del suo sesso. Mentre quando la donna ha confessato la propria debolezza, i propri sentimenti ad un uomo, è inutile per lui tentare di sottrarsi con discrezione, tutte le parole di scuse diventano assurde, ogni diniego dell'uomo si muta in crudeltà.  A me risultava interessante la cugina: pensavo che Anton avrebbe avuto una storia con lei. Edith, la paraplegica, è un'adolescente isterica e viziata. Il tema centrale è comunque l'amore. E' meglio amare senza essere amati o essere amati senza volerlo?
G.: Questo libro ruota intorno ad un perno: la compassione. Gli ingranaggi di Edith e del tenente Anton vanno a 2 velocità. Già dalle prime visite capisce che qualcosa non quadra con la ragazza. Anton ha iniziato a non piacermi più quando ha accettato il regalo dal padre. L'unico responsabile per il suicidio di Edith è Anton, poiché si è comportato molto superficialmente. La bellezza di questo libro è la tecnica narrativa avvincente.
M. : Anton essendo un militare, aveva un forte senso dell'onore e del dovere e si sentiva in obbligo di rimediare alla gaffe iniziale con Edith, quando, non essedosi accorto del suo stato di infermità, l'ha invitata a ballare. In seguito con il suo comportamento non ha fatto altro che peggiorare le cose. Avrebbe potuto farsi perdonare inviando dei fiori e poi sparire. Ad un certo punto Anton sembra intenzionato a sposare Edith, per un attimo ha avuto un trasporto verso questa soluzione, che lo fa  sentire necessario. Il potere che sente di avere di cambiare la vita degli altri, di farli felici, lo fa stare bene.
L.: Anton non è un personaggio che ispira simpatia. E' un insicuro che cambia continuamente idea. E' bella l'analisi dei sentimenti, degli stati d'animo. Anton è perennemente in conflitto con se stesso, è una persona immatura, non è capace di decidere una cosa e di mantenerla, si lascia continuamente condizionare. Sin da bambino è stato educato soprattutto ad obbedire. La storia è raccontata molto bene, scava nell'animo delle persone. I ritmi sono quelli della sua epoca, il '900. La narrazione è in prima persona e segue i flussi di coscienza propri della psicoanalisi. Ricorda un pò "La coscienza di Zeno".
M.: Il padre di Edith è un ebreo. E’ abituato ad imbrogliare le carte e lo sa fare bene. Infatti circuisce il tenente che in quella casa porta un raggio di sole. Tutti si appoggiano ad Anton per scongiurare le crisi isteriche di Edith. Anton ingenuamente si sente gratificato e ne è felice. Molto significativa è la storia del jiin.
F.: Tutti si appoggiavano ad Anton e lui ne era compiaciuto. Capiva di essere entrato in un giro dal quale non sarebbe più uscito.
D.: Il libro mi è piaciuto molto. Anton è molto indeciso e purtroppo le peggiori azioni accadono non per cattiveria ma per debolezza. Edith non è piccola, è solo indifesa. Anton è condizionato dall'esterno. Bella la figura del dottore e la frase che pronuncia: "la malattia (di cui è affetta Edith) non è incurabile, non può essere curata ora”.
C. : Ad Anton non si possono attribuire delle colpe. Non si può neppure considerare un ingenuo. Ha fatto quel che era in grado di fare, per le capacità che aveva, data l'età e l'educazione ricevuta. Non ha deliberatamente fatto del male, si è trovato costretto a compiere delle scelte. Era incline allo spavento e ad ingigantire ogni problema. Sicuramente Anton non ha una forte personalità. Ma il comportamento di Edith non è stato molto edificante. Si è approfittata della sensibilità del tenente e ha ricattato tutti con la sua malattia. Mi ha ricordato Fosca di Tarchetti. Alla fine, per i sensi di colpa Anton ha sacrificato comunque la sua vita, l'ha messa a repentaglio in guerra e non ha attribuito molto valore ai riconoscimenti che gli sono stati conferiti per il suo eroismo. E' giusto sacrificare la propria vita per qualcun'altro? Lo fa il medico e per certi versi anche il non ancora nobile Keskesvalva, quando circuisce la serva, erede di una fortuna. Egli si innamora della sua ingenuità e del suo candore e le chiede di sposarla. Sarà un matrimonio felice. 
E. : Mi è piaciuto, è stata una lettura impegnativa. In un certo senso l'ho trovato molto attuale. Bella la figura del dottor Condor. Il suo modo di analizzare le persone, di psicanalizzarle costituiva per i pazienti  una sorta di medicina alternativa. Anton  è sia  vittima  che carnefice. La formazione del suo carattere è stata molto carente. Anton aveva bisogno di una famiglia, di un ambiente diverso dalla caserma e Edith e la sua famiglia avevano bisogno di aria fresca. Tutti  i protagonisti di questo dramma in fin dei conti si sono usati.